Anche un semplice gesto come servire il pane può nascondere un significato profondo: alcuni lo fanno in segno di disprezzo o di sfortuna.
L’Italia è il paese delle tradizioni, del buon cibo e, sì, anche delle superstizioni. E spesso è proprio il cibo – da sempre legato alla nostra cultura – ad avere un collegamento con credenze e malauguri. Basti pensare al sale che cade a terra: secondo la tradizione, bisognerebbe lanciarne un pizzico dietro le spalle per scacciare la sfortuna.
Questa credenza curiosa, tra l’altro, è diffusa anche in altri Paesi, come il Sud America e la Spagna. Tra le superstizioni tutte italiane, invece, ci sono le lenticchie a Capodanno, simbolo di ricchezza, fortuna… e perfino di fedeltà coniugale. Insomma, chi più ne ha più ne metta.
E il pane? Nella cultura cattolica ha un significato sacrale. Ed è proprio per questo che, se servito in modo diverso dal solito, può assumere un senso tutt’altro che benevolo – almeno per chi lo riceve.
Nel nostro immaginario il pane è simbolo di accoglienza, rispetto, condivisione. Eppure, basta capovolgerlo su una tavola per cambiare completamente il messaggio: da gesto di ospitalità a segno di disprezzo. Una pagnotta messa a testa in giù non è solo una svista, ma – secondo molte tradizioni popolari – un vero e proprio gesto di malaugurio.
La spiegazione affonda le radici in tempi lontani, quando il pane non era semplicemente cibo, ma un elemento sacro. Se cadeva a terra, si usava raccoglierlo e baciarlo, in segno di rispetto. Ed è proprio per questa sua carica simbolica che posizionarlo capovolto sulla tavola equivaleva a un’offesa. Non per caso, secondo una leggenda diffusa in diverse regioni italiane, i fornai riservavano questo gesto proprio al boia.
Sì, al boia. Figura temuta e mal vista, esclusa dalla comunità. I panettieri, che non potevano rifiutargli il pane, glielo servivano rovesciato: un modo implicito per marcarne la diversità, per dirgli ‘non sei come noi’. Da qui nasce l’idea che offrire pane a testa in giù sia un segnale di esclusione, se non addirittura un augurio sfortunato.
E pare che la storia non finisca qui. Secondo una curiosa leggenda piemontese, per aggirare l’ordinanza di un boia torinese che pretendeva pane capovolto per tutti, i panettieri inventarono il pancarré: un pane simmetrico, uguale da ogni lato. Così, anche con il trucco, riuscivano a prendersi gioco di lui. Insomma, del semplice pane, talvolta, può dire più di mille parole. Nel dubbio, meglio farci caso a come lo serviamo, nonché a come ce lo offrono. Non si sa mai.
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