Buoni pasto, dall’anno in corso una novità interessante per le partite iva. Vediamo nel dettaglio di che cosa si tratta.
I lavoratori impegnati con la partita iva sono milioni nel nostro Paese. Si tratta di una parte consistente del mondo lavoro, composta a sua volta da profili e situazioni reddituali e fiscali assai diversificate. Dal professionista al commerciante, dal collaboratore all’artigiano.

Per molti non è semplice far quadrare i conti a fine mese e quindi poter contare su rimborsi e possibili deduzioni è molto importante. D’altra parte la gestione corretta delle proprie risorse e dei costi professionali della propria attività permette di ridurre il carico fiscale, soprattutto l’IRPEF (o la flat tax per i forfettari), in modo da avere più disponibilità per investire e spendere.
Buoni pasto, che cosa cambia per le partite iva
Quando si parla di buoni pasto si pensa soprattutto ai dipendenti. Infatti spesso sono dei benefit aziendali, che il datore di lavoro eroga ai propri dipendenti per integrare il loro reddito e coprire le spese per i pasti durante l’orario di lavoro.

Infatti nella maggior parte dei casi sostituiscono la mensa aziendale, dando così la possibilità ai dipendenti di scegliere dove e cosa mangiare durante la pausa pasto. Detto questo si capisce l’importanza dei buoni pasto per i lavoratori. Oggi ci sono delle interessanti novità per i buoni pasto che il professionista con partita iva acquista per sé, quindi anche in assenza di dipendenti.
L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che il titolare di partita iva può dedurre dai buoni pasto fino al 75 per cento del loro importo, entro la soglia del 2 per cento dei compensi avuti nel periodo d’imposta. In più l’iva pagata è detraibile del 10 per cento. Che cosa significa? Un professionista con compensi per 50mila euro annui acquista buoni pasto per 900 euro.
Potrà dedurre 900 euro X 75 per cento, cioè 675 euro. Sempre che gli 800 euro dei buoni pasto non siano superiori al 2 per cento di 50mila, che in questo caso sono 1.000 euro. Inoltre l’IVA dei buoni pasto potrà essere detratta al 10 per cento sull’importo detraibile. Ci sono delle condizioni da rispettare però: i buoni pasto devono essere tracciabili (fattura, pagamento con carta, bonifico) e inerenti all’attività.
Quindi delle buone notizie, ma che riguardano solo le partite iva con regime fiscale ordinario. Le partite iva forfettarie sono escluse da questa possibilità. Quindi coloro che sono nel forfettario (ricavi fino a 85mila euro), con imposta sostitutiva al 5 per cento (primi 5 anni di attività) o al 15 per cento non possono dedurre spese analitiche, comprese quelle dei buoni pasto.