La farina di grillo è presente in molti alimenti che consumiamo, anche in quelli che non immaginiamo: ecco dove controllare.
Ormai lo sappiamo: da diverso tempo il consumo della farina di grillo è diventato ufficiale in tutta l’Unione Europea. Ora regna un certo silenzio sull’argomento, ma – come ricorderemo – la notizia, nel pieno della sua novità, ha suscitato polemiche e disaccordi. Tra chi sostiene che questa introduzione danneggi i piccoli agricoltori e chi la considera un oltraggio alla dieta mediterranea, ormai ci siamo – quasi – abituati all’idea che alcuni alimenti, purché indicato in etichetta, possano contenerla.

In molti hanno accettato la novità, complice il fatto che è stata giustificata come una scelta più sostenibile dal punto di vista ambientale, nonché una fonte economica di proteine per i paesi in via di sviluppo. Senza dimenticare i lunghi discorsi sul fattore culturale: in tutto il mondo si consumano in media 2.100 specie di insetti e, no, la maggior parte non sono sotto forma di farina ma perfettamente integri. Basti pensare che i gamberi – quelli che consideriamo quasi ‘di élite’ – fanno parte della stessa famiglia dei blattoidei (scarafaggi).
Ma il punto è un altro. E se noi decidessimo di non voler mangiare farina di grillo? Il fatto è che spesso lo facciamo senza nemmeno accorgercene.
Tutti gli alimenti che potrebbero contenere la farina di grillo
La questione, alla fine della storia, non è tanto perché dovremmo accettare di mangiare la farina di grillo – a quello (forse) ci arriveremo tra qualche anno. Il punto è un altro: è facile dire ‘controlla l’etichetta’, se poi non sappiamo nemmeno cosa controllare.
Considerando che leggere una per una tutte le confezioni di ciò che mettiamo nel carrello sarebbe praticamente impossibile, proviamo a fare una lista quanto più esaustiva possibile degli alimenti in cui potremmo trovare farina di grillo. Anche solo per sapere dove guardare prima.

Cominciamo dalle fonti più ovvie, ma che spesso passano inosservate. I prodotti da forno confezionati, come grissini, cracker, pane in cassetta e snack salati, sono tra i primi candidati: la farina di grillo può essere usata come addensante o fonte proteica supplementare. Poi ci sono i prodotti dolciari industriali – biscotti, barrette ai cereali, merendine – dove può comparire come alternativa alle proteine del latte o delle uova.
Ma la lista è ben più lunga. Rientrano anche le miscele secche per prodotti da forno, le salse, i prodotti trasformati a base di patate, le preparazioni a base di legumi e verdure, la pizza, i prodotti a base di pasta, il siero di latte in polvere, gli snack a base di granturco, le minestre in polvere o concentrate.
E ancora: le bevande tipo birra, i prodotti al cioccolato, la frutta a guscio e i semi oleosi, gli snack diversi dalle patatine e persino i preparati a base di carne destinati al consumo generale.
In poche parole? Non è solo nei cibi strani o di nicchia, ma è proprio nei prodotti quotidiani che potremmo trovarla senza accorgercene.